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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 81
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originale
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[81] Quid si etiam, Vellei, falsum illud omnino est nullam aliam nobis de deo cogitantibus speciem nisi hominis occurrere: Tamenne ista tam absurda defendes? Nobis fortasse sic occurrit, ut dicis; a parvis enim Iovem, Iunonem, Minervam, Neptunum, Vulcanum, Apollinem, reliquos deos ea facie novimus, qua pictores fictoresque voluerunt, neque solum facie, sed etiam ornatu, aetate, vestitu. At non Aegyptii nec Syri nec fere cuncta barbaria; firmiores enim videas apud eos opiniones esse de bestiis quibusdam quam apud nos de sanctissimis templis et simulacris deorum.
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traduzione
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81. E che farai, Velleio, se risulter? falsa anche l'altra tua affermazione, che cio? la figura umana si presenta a noi
quando pensiamo agli d?i? Continuerai a sostenere codeste tue assurde teorie? Forse a noi capita proprio come dici tu:
fin da ragazzi abbiamo imparato a conoscere Giove, Giunone, Minerva, Nettuno, Vulcano, Apollo e gli altri d?i con
quell'aspetto col quale vollero raffigurarli i pittori e gli scultori, e non solo col peculiare aspetto di ciascuno ma anche
con i particolari ornamenti, con la medesima et?, con le identiche vesti. Ma ci? non vale n? per gli Egiziani, n? per i Siri
n? per tutti o quasi gli altri popoli barbarici. Presso di loro potresti trovare una fede in determinati animali assai pi?
salda della nostra venerazione per i templi e per le statue pi? sacre.
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